sabato 30 ottobre 2010

Formentera, la regata e…. i sacrifici umani


Giovedi Ventinove Ottobre Duemiladieci
Posizione 38°43’55’’N  1°24’07’’E
Ensenada del Cabrito, Formentera.
Ci arrivo dopo una bellissima navigazione che ha visto Amorgos filare, con una partenza alle 17,30 e dopo le prime tre ore di motore, con rotta 255° e vento da SSW alla fantastica media di 6,5 nodi/ora.
Una navigazione effettuata con mare calmo e i soliti doni ricevuti dagli Dei, un piccolo tonno ed una bella Lampuga.
Do fondo nella Ensenada  che, previsioni permettendo, dovrebbe essere ridossata dai venti previsti.
Detto Fatto, esattamente venti che ci lasciano esposti al loro infuriare, onda formata e nottata passata a …. Voi naviganti sapete come.
Alle 7,30 salpo ed entro nel Porto di Formentera dove ormeggio a fianco del mio solito distributore chiuso e incomincio a rilassarmi…
Detto Fatto, arriva il solito zelante che mi dice che non posso stare, che il porto è tutto “Full” (minchia, e cos’è, un cono vuoto da riempire), che nel pomeriggio c’è una regata, che devo andar via.
Inizio a traccheggiare e troviamo un accordo per stare poche ore.
Iniziavo a pensare che gli Dei si fossero dimenticati di noi, ho pulito e sistemato Amorgos per renderla a loro ancora più gradita e…
Detto Fatto, sono le 17, io sono sempre qui e dello zelante e della regata nessuna traccia (credo che sia a causa della Burrasca).
Allora… Grazie ancora Eolo, Nettuno e Sole, immagino che i doni ricevuti siano stati di vostro gradimento, dovrò forse un giorno passare a fare dei sacrifici umani?
A proposito… care amiche ed amici, a bordo di Amorgos siete i Benvenuti…
Vi voglio Bene, un saluto ad Aqualung, ad Orly ed a tutti i cari amici che sono ora a bordo

ALLE PORTE DELL’ALBA

Alle porte del tempio
Ho incontrato un mendicante,
ma non gli ho potuto dare niente
perché quando l’ho guardato
negli occhi per compatirlo
ho visto che in realtà
egli era me stesso.

Alle porte del palazzo
Ho incontrato ilò mio re,
ma non ho potuto chiedergli niente
perché quando l’ho guardato
negli occhi per supplicarlo
ho visto che in realtà
anche lui era me.

In preda all’inquietudine
Per tutta la notte ho vagato
E alle porte dell’alba
Mi sono chinato al fiume per bere.
Nell’acqua limpida
Si specchiava la mia immagine:
anche il fiume era me.

Mizar

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